5 February, 2006

Pay-to-mail

Posted in comunicazione digitale at 18:53 by Sebastiano

E’ dall’inizio del nuovo anno che ho notato una cosa: una crescita notevole della quantità di posta indesiderata nella mia casella e-mail.
Non so se sono stato fortunato fino ad oggi (ma il mio indirizzo è sempre stato pubblico, ovvero esposto presso siti web come questo blog), oppure se effettivamente l’Europa, e l’Italia in particolare, sta sperimentando – in controtendenza con gli Stati Uniti – una crescita del fenomeno spam.

A questo proposito, secondo un articolo del New York Times, AOL e Yahoo! starebbero valutando di introdurre un servizio di e-mailing a pagamento per cui, elargendo una somma di 1/4 di cent di dollaro (0,0025) per e-mail si ha la garanzia di un canale preferenziale per la consegna del messaggio (in sostanza si saltano i filtri anti-spam). Va sottolineato che questo sistema funzionerebbe “in entrata”, ovvero se qualcuno deve spedire un messaggio ad un account di AOL o Yahoo! e vuole il canale preferenziale di cui sopra, allora paga; ma se da AOL o Yahoo! vuole comunicare verso account residenti presso altri provider, potrebbe continuare a farlo indiscriminatamente.
Detto ciò, è questa una soluzione efficace per combattere lo spam?

Di sicuro c’è un problema molto serio oltre allo spam, legato alle e-mail e che ne limita l’utilizzo da parte dell’utenza meno abituata alle tecnologie: il rischio percepito di poter raccogliere non solo spazzatura pubblicitaria, ma anche virus e software maligno (come testimonia il caso di kamasutra, il virus, e quanto accaduto al comune di Milano – mi chiedo se i 30 milioni di euro in IT spesi ogni anno siano stati spesi bene)

A mio parere però la mossa di AOL e Yahoo! non sarebbe motivata dal persistere del fenomeno spam, quanto da ragioni più pragmatiche. I grandi provider al giorno d’oggi forniscono caselle e-mail di grande capienza (trend lanciato da Google con Gmail) per le quali non percepiscono alcun introito diretto (solo indiretti, dall’advertising); le caselle e-mail diventano un costo quando ricevono grandi quantità di messaggi…e più ne ricevono, più costano al provider.
Chi è causa di costi è quindi chi spedisce messaggi, non chi li riceve, per cui il provider decide – in coerenza con questo ragionamento – di “tassare” questi soggetti.

Ciò potrebbe essere particolarmente vero con la diffusione della banda larga, da cui consegue la possibilità di inviare (anche grazie alla mancanza di limiti da parte dei fornitori di caselle e-mail) messaggi con file allegati di grosse dimensioni. Certo se il ragionamento è questo, fossi in AOL e Yahoo! farei una distinzione tra comunicazione ordinaria, gratuita e senza limiti, e comunicazione straordinaria (con allegati pesanti o altro), a pagamento per il mittente. Dopotutto l’idea di farsi pagare da chi sfrutta le risorse altrui inviando file di grosse dimensioni non è sbagliata, purché si dimostri in grado di educare ad un utilizzo più razionale della posta elettronica (decisamente non nata per inviare grossi documenti) e magari spingere servizi a valore aggiunto per l’immagazzinaggio e la condivisione di grossi file (il cosiddetto “digital storage”).