30 December, 2005

Il futuro dei desktop

Posted in marketing, spunti at 11:48 by Sebastiano

In ambito aziendale è già da un pò che si ipotizza l’avvento su larga scala dei “thin client”, cioè PC ridotti al minimo indispensabile (in teoria costituiti da cpu, ram, monitor, tastiera/mouse/lettori ottici, forse un hard disk ma soprattutto una scheda di rete ultraveloce) connessi ad un server sul quale risiedono le applicazioni e lo spazio per la memorizzazione dei documenti.
Ricordo che, ormai quasi trent’anni fa, era già così in alcuni uffici; ad esempio mio padre lavorava su un terminale connesso ad un mainframe centrale (in realtà distante pochi metri) sul quale risiedevano dati e applicazioni (era della Bull, per la cronaca). Negli anni successivi è accaduto che le applicazioni sono diventate più complesse e pesanti, per cui le velocità di rete tecnicamente possibili si dimostravano insufficienti a gestire applicazioni installate in remoto ad una velocità accettabile.
Oggi le velocità di rete sono aumentate, per cui ridiventa possibile pensare ad una diffusione del “thin client”, soprattutto in ambito aziendale…ma non solo.

Con la velocizzazione delle connessioni ad Internet (vedi fibra ottica e co.) si può ipotizzare anche ad un desktop remoto (vale a dire “installato” su un server in una server farm ed accessibile via login/password) nel quale siano memorizzati dati e applicazioni; anche in questo caso credo che l’ambito di impiego sia soprattutto aziendale (ma mai porre limiti all’immaginazione) e il vantaggio risiede nella possibilità di fruire di una potenza di calcolo superiore senza costi fissi di manutenzione – è difatti un modello ASP, quindi di outsourcing tecnologico, con modalità di accesso tramite canone di abbonamento “all inclusive” (che includerebbe quindi anche eventuali upgrade software).

Tutte queste architetture di accesso remoto a soluzioni applicative potrebbero migliorare anche l’accessibilità (che è una importante leva del marketing) al software, aprendo lo spazio per modalità di abbonamento/pagamento adattabili a diverse realtà: penso ad esempio al concetto estremo di software on-demand – che detto in soldoni significa “pago solo quando lo uso”.
I produttori di software dovrebbero quindi prendere atto (in ogni caso) che è frutto di una concezione obsoleta la vendita di licenze software “a vita” per l’utilizzo di applicativi che dopo qualche anno diventano, anch’essi, obsoleti. Sarebbe molto più interessante avere licenze a tempo, basate anche sull’effettiva frequenza d’uso (nonché sul n° di utenti che possono utilizzare l’applicazione contemporaneamente), il tutto naturalmente a condizioni più vantaggiose di una licenza senza limiti.
Detto tra noi, credo che buona parte della pirateria (in particolare dell’under licensing) sia dovuto alla mancanza di ascolto del mercato da parte delle grandi software house: nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, mancano sul mercato formule di licenza soddisfacenti per realtà che non siano grandi o grandissime aziende…e non parliamo dei privati, i quali per sfruttare tutte le potenzialità delle loro macchine dovrebbero spendere migliaia e migliaia di euro (ma le software house, quando fanno il piano di marketing di una linea di prodotti, si interessano del potere d’acquisto del consumatore?…e mettono coscientemente sul mercato dei prodotti inaccessibili a molti?).

La soluzione costituita da uno (o più) thin client connessi ad un server che gestisce gli applicativi e eroga la potenza di calcolo potrebbe avere un certo successo anche in ambito casalingo, se e quando il marketing di alcune aziende (vedi Microsoft, ma non solo) deciderà di puntarci con decisione. In questo caso il server potrebbe essere un pc super accessoriato, con schede di rete e wi-fi a banda larga oppure una sorta di media center potenziato; questo server casalingo dovrebbe poter dialogare con diversi terminali, quindi non solo thin client che fungano da PC ma anche device per ascoltare musica (sono già in vendita mini-device senza fili, si chiamano Digital Audio Receiver, vedi ad esempio il modello proposto da Creative), per videogiocare (come sopra, mini-device senza fili da trasportare di stanza in stanza), ed anche per vedere la tv, navigare, ascoltare la radio, ecc…
E’ quindi un’evoluzione del media center che – immagino – nei laboratori Microsoft (e non solo) sia già stata pensata e anche in fase di sviluppo. Ciò che manca è il marketing che la spinga…ci vanno cauti dopo che il lancio alla fine del 2003 di Windows Media Center è andato peggio delle previsioni (ma erano le previsioni ad essere sbagliate, probabilmente).

Basta che quando decideranno di lanciarlo sul mercato scelgano bene il momento e valutino bene la leva del prezzo…rischiano un secondo flop (il primo è naturalmente quello di Windows Media Center) se non considerano il potere d’acquisto del consumatore; il problema è che in questo periodo è sempre più difficile per il marketing scegliere il momento più proficuo per lanciare un prodotto, dal momento che l’indebitamento, proprio per l’acquisto di beni tecnologici o della casa che dovrebbe ospitarli è sempre più diffuso e pesa sui bilanci famigliari durante tutto l’anno solare.

Technorati tags: remote computing, media center, wireless computing, digital audio receiver.

28 December, 2005

La forza della ragione?

Posted in blog, politica at 0:25 by Sebastiano

No, non è un tributo ad una famosa scrittrice la cui “ragione” significa più o meno: “io ho la ragione, me la son data, tu che non ce l’hai sei arabo o comunista o una checca deboluccia e percio fiancheggiatrice del terrorismo”. No, parlo della ragione che significa rappresentazione onesta delle fonti e delle informazioni, in maniera inconfutabile.
Non posso aggiungere niente a ciò che ha scritto Eugenio La Mesa nel suo post sul famigerato “contratto con gli italiani”; posso solo invitare a leggere.

Tutto ciò mi fa pensare che, per quanto i furbetti dello scranno in combutta con quelli del quartierino, del mattone, della trivellazione di grotte amiantate, ecc…ecc… siano oggi forti, essi sopravvivono solo grazie a leggi liberticide e grottesche di un sistema che non può durare a lungo (un pò come i monopolii, cultura imprenditoriale dalla quale – non a caso – proviene il sommo rappresentante politico degli ultimi anni). Come i vari muri, crollerà anche il (finto) liberalismo, perché amministrato con avidità e scarso senso della misura da parte di chi sta in alto…a tempo debito si quantificherà quanto ciò ci sarà costato in termini di inviluppo culturale e sociale, prima ancora che economico.

Vabbé, in definitiva volevo sottolineare come ciò che rilevavo quando parlavo della candidatura Moratti a sindaco di Milano – rilevavo l’esistenza sul web di un popolo dotato di maggiore consapevolezza rispetto alla media sui temi politici ed economici, nonché degli strumenti per diffondere la ragione – esiste davvero ed è testimoniato molto limpidamente (più anche dello stile di blogging di Beppe Grillo) dalla lucida analisi di La Mesa.
Ciò probabilmente spiega anche l’utilizzo ridicolo e marginale che i politici italiani che hanno cose da nascondere (in prima persona, o nel loro schieramento di appartenenza) fanno del web…ovvero un utilizzo poco partecipativo e per nulla rivolto alle “intelligenze in rete”. Un utilizzo fatto tanto per dire che hanno impegnato delle risorse anche su questo “nuovo” strumento.

Technorati tags: internet e politica, contratto con gli italiani, politica.

26 December, 2005

Mashup per tutti

Posted in media landscape, on line advertising at 18:02 by Sebastiano

Mashup, per chi ancora non ne ha sentito parlare, è un termine derivato dal mondo della musica, nel quale designa un genere musicale di canzoni composte utilizzando parti di diverse canzoni.
Nell’Internet indica invece la fusione di diverse fonti informative – l’esempio più classico sono i mashup tra Google Maps e altre fonti, come le aste su Ebay, i database di offerte immobiliari o le news – in modo tale da creare una nuova “vista” di ciò che già è online.

Mashup è ormai un termine in voga, insieme ad Ajax e a Web 2.0, ma in realtà è solo un tool che viene usato, nella maggior parte dei casi, per scopi utili (quelli sopra citati); accanto a questo utilizzo i mashup rappresentano, a mio modo di vedere, anche l’attitudine “culturale”, non propriamente colta dal mondo dell’informazione “mainstream”, di trovare nuove strade “post-post-fordiste” di auto espressione e di fusione di generi, nonché di ricerca di una socialità diffusa e trasversale rispetto alle strade e ai luoghi “psico-geografici” che la quotidianità in qualche modo impone di frequentare.
Ciò non è stato propriamente colto dall’informazione e quindi sembra una novità, ma in realtà non lo è…è un lungo processo nato dalle comunità virtuali, quindi da un bel pò di tempo; una realtà della quale parla ad esempio Howard Reinghold su Smart Mobs.

Nel mondo della comunicazione e della pubblicità, sempre pronto ad assorbire tendenze, quella del mashup può essere una tendenza che porta il messaggio a slegarsi dal medium (ovvero dalla forma rappresentativa) per essere plasmabile ad opera dell’utente finale (il destinatario) e in ogni caso progettato in modo da assumere diverse forme in base al contesto anziché al medium.
Questo è ciò che vorrei vedere (e che ritengo abbia anche un valore strategico e di marketing), per uscire dalla rigidità e dalla iniquità della comunicazione di cui si dice sempre “il 50% dell’investimento è sprecato, ma non si sa quale 50%”, perché ritengo che non abbia molto senso ragionare per compartimenti chiusi, corrispondenti ai diversi mezzi di comunicazione – sistema di lavoro che comprende anche l’organizzazione di agenzie e centri media (ma non so se questa è una concausa o la conseguenza di una forma mentis a mio parere sbagliata).

Technorati tags: mashup, online marketing.

24 December, 2005

Candidato MI

Posted in blog, politica at 17:25 by Sebastiano

Il candidato sindaco Letizia Moratti ha ufficializzato poco più di una settimana fa ai milanesi la sua candidatura…non propriamente a tutti i milanesi…però.
La scelta “comunicativa” è stata di inaugurare la candidatura con una conferenza stampa di fronte ad un gruppo d’elite; mi riferisco in particolare agli imprenditori invitati alla prima conferenza stampa da candidato che la Moratti ha tenuto mercoledì scorso.
Personalmente non ho molta stima di molta parte della classe imprenditoriale, ma questo potrebbe essere un “problema mio”; è che non stimo chi dimostra di preoccuparsi non dello sviluppo di tutto il sistema (perché come qualsiasi persona capisce, sviluppo sistemico significa sviluppo anche per le imprese) ma di erodere risorse dal sistema (che siano favori, aiuti di stato in odor di conflitto di interessi o altro), impoverendo tutti ma arricchendo se stessi (per poi fuggire verso l’est, europeo o asiatico, quando non c’è più nulla da erodere)…
Comunque la scelta “strategico/comunicativa” del candidato Moratti è stata di rivolgersi a questa elite per la sua prima conferenza stampa da candidato sindaco.

Ciò sembra essere in contraddizione con la scelta di impostare il sito web www.letiziamoratti.it come strumento di dialogo con la “base”; questo almeno nelle intenzioni, perché se guardiamo a come questa intenzione è stata tradotta, vediamo tante bacheche quante le vie e le piazze di Milano (erroneamente chiamate blog, accessibili alla voce “di la tua”), all’interno delle quali si possono lasciare commenti solo su 5 temi prestabiliti: ambiente, traffico, protezione sociale, casa, sicurezza.
Mancano sicuramente argomenti importanti, come lo sviluppo culturale della città, l’onestà delle classi dirigenti, l’economia cittadina, perché probabilmente queste tematiche avrebbero portato troppi messaggi scomodi (ad esempio sulla corruzione, sull’illegalità diffusa non tanto da lavavetri e commercianti ambulanti, quanto dai salottieri dei salotti buoni, su quanto è avvenuto intorno al teatro La Scala qualche mese fa, ecc….); insomma…lasciar aperta la discussione avrebbe significato trovarsi di fronte a democrazia pura, al dilemma tra il lasciare online messaggi che che dicono cose controproducenti per il candidato e tra il dover effettuare un forte lavoro di moderazione (censura) altrettanto controproducente per il candidato. Ecco perché la discussione è stata chiusa ai 5 temi di cui sopra…immagino.

L’organizzazione delle bacheche, evidentemente troppo frammentata, è ingestibile anche dal punto di vista del navigatore…perché non c’è un aggregatore dei messaggi postati per zona o per tutta la città; per leggere i nuovi post bisogna aprire il dominio dedicato ad ogni via…e spulciare…chi ha voglia di farlo? Non credo che ne abbiano voglia i navigatori, e credo che non lo faccia nemmeno il candidato che dice di voler ascoltare il “cuore di Milano”.

Gli RSS sono strumenti banali e alla portata di tutti; una persona come la Moratti, a suo dire sensibile alla tecnologia, alla ricerca, e oltretutto imprenditrice attiva nel mondo dei media, non ha sentito il dovere di far implementare questo semplice sistema per mantenere aggiornati i navigatori sugli aggiornamenti delle bacheche e della home page; per questo la mia sensazione complessiva è che la sua candidatura sia fredda per come è stata pianificata, per come è iniziata con l’elitaria conferenza stampa, per come si presenta on-line (chiusa alla partecipazione, nonostante le dichiarazioni, e “ostica da navigare”).

Il sito web non parla al cuore dei navigatori (milanesi o meno), perché non permette di discutere di quelle istanze, quali economia, partecipazione politica, corruzione materiale e dei costumi culturali, sulle quali il popolo di navigatori dimostra di avere maggiore consapevolezza rispetto alla media.
La chiusura degli spazi di discussione, la difficoltà materiale di partecipare alle bacheche (data la loro frammentazione in vie, piazze, vicoli) non coinvolgono l’elettorato moderato (e indeciso), lasciando spazio solo a chi ha già idee vicine a quelle della destra; per ora il sito web non sposta quindi gli equilibri elettorali, attirando chi è già convinto di votare a destra e non cambierà mai idea, indipendentemente dal candidato che la CDL ha scelto.

Certamente…la campagna è appena iniziata, difficile aspettarsi che potesse andar a colpire gli indecisi dopo una sola settimana on-air, ma ciò si potrebbe comunque agevolare, con l’apertura alla discussione su temi condivisivi dal cuore dei milanesi, quello vero, non quello che Moratti (o chi per lei) ha creduto di individuare nelle 5 categorie di discussione. I milanesi sono anche coloro che prestano il loro tempo professionale (quindi la maggior parte della loro quotidianità) a Milano; d’accordo che molti di questi non voteranno perché vengono da comuni limitrofi, ma i professionisti sono una forza sul web, nel senso che possono spostare gli equilibri di preferenza…se si dimostra attenzione alla loro voglia di lavorare in un ambiente economico/culturale sano, non corrotto…e umano.
Non posso credere che il comitato, o la Moratti stessa, non abbiano considerato questo fattore…anche se sembrerebbe di sì.

Anche il centro-sinistra, per la presentazione dei candidati ufficiali alle primarie che si terranno a gennaio, ha però scelto la formula chiusa: niente domande libere per i giornalisti, solo una specie di talk show gestito da Parenzo di TeleLombardia e Villa di Telecity. Ferrante (uno dei candidati) in particolare ha fatto dei discorsi sullo stile “ho già vinto”, e anche gli altri (a parte Davide Corritore) si sono spesi per far sembrare delle primarie dal risultato scontato delle vere primarie. Per approfondimenti si veda Onemoreblog.

Technorati tags: letizia moratti, elezioni, sindaco, milano.

22 December, 2005

Quanto cose si potrebbero fare…

Posted in spunti at 21:45 by Sebastiano

…con 220 milioni di euro.
Portare la banda larga in quei comuni, pur in zone altamente industrializzate, nei quali l’incumbent (e tantomeno la concorrenza) vuole portarla perché economicamente sconveniente (secondo parametri altamente opinabili…del tutto contestabili).

Invece, come tutti sanno, questa cifra è stata usata per finanziare un progetto (la tv digitale terrestre) venduto alle “masse” come tecnologia per abbattere il digital divide. Niente di tutto questo s’è visto, ma i soldi qualcuno se li è intascati…così l’Italia è indagata dalla commissione europea per aver dato aiuti di Stato ad un’azienda privata (cosa che non si può fare) e il primo ministro è indagato dall’anti-trust italiano (con notevole ritardo, e ho dubbi che porterà a termine in maniera efficace l’azione) per aver favorito l’azienda di suo fratello – produttrice di decoder DTT…peraltro abbastanza obsoleti già oggi – tramite il finanziamento a pioggia dell’anno scorso.

Se le aziende, cioè i broadcaster italiani (in particolare quello privato), hanno bisogno degli aiutini per stare sul mercato, la domanda spontanea è: ce la farebbero ad andare avanti sulle loro gambe?

19 December, 2005

Brand extension

Posted in marketing, spunti at 22:37 by Sebastiano

Oggi ho ricevuto il messaggio direct e-mailing visibile cliccando sull’immagine in miniatura. Reclamizza un servizio de “la Repubblica” (sì, il quotidiano nazionale) denominato “Repubblica voice”.
Di che si tratta? A prima vista di un servizio Voice over IP tipo Skype; leggendo meglio il messaggio si scopre che è la fotocopia di Skype, almeno a livello di selling proposition: chiamate gratuite da pc a pc, a tariffa vantaggiosa per le chiamate da pc a telefono fisso o cellulare.

Brand extension, è il titolo del post, perché credo che l’iniziativa del Gruppo Editoriale L’Espresso (ah, la DEM mi è arrivata via KwDirect) rientra proprio in questo tipo di “strategia”: allargare il brand includendovi servizi che, si suppone, il fruitore tipo della nostra marca altrimenti andrebbe a cercare da altri. Esempi tipici di brand extension si hanno nel settore dell’automotive: Mini di BMW come seconda macchina (o macchina per la città, per la moglie, per i figli) per famiglie nelle quali i capi-famiglia sono fedeli utenti di ammiraglie della casa tedesca.

Come filosofia potrebbe funzionare anche per “Repubblica voice”: l’editore offre un servizio di Voice over IP a utenti particolarmente attivi online (quali quelli che frequentano i siti di notizie), perché tanto questi utenti, se non da Repubblica, andrebbero a comprare il servizio da un altro.
Sembra non fare una piega, eppure personalmente rilevo che come iniziativa è in anticipo sui tempi: non vedo male l’idea di un editore che si mette a fare l’operatore di telecomunicazioni, anche se potrei non condividerne il valore strategico (a livello di coerenza) e non capisco quale valore aggiunto ne dovrei ricavare come utente (rispetto a servirmi di Skype o altri), ma temo semplicemente che la domanda che Repubblica spera di intercettare non c’è (mentre la domanda di piccole automobili di marca BMW da parte dei padri famiglia di cui sopra c’era, sebbene inespressa).Technorati tags: Voice over IP, brand extension.

18 December, 2005

Sondaggio sulla blogosfera

Posted in blog at 15:32 by Sebastiano

Sono online i risultati del sondaggio di blogo.it sulla blogosfera italiana (per il quale era stato ospitato il banner anche su questo blog).
I risultati, oltre al dato generale – relativo al profilo dell’audience generica dei blog – presentano una suddivisione per blog commerciali e blog non commerciali. Non mi è chiaro come è stata operata questa classificazione, chiederò delucidazioni.

Alcune evidenze:

  • il 25% dei “blog-lettori” è senza reddito: lo so, di solito si parte con i dati positivi…ma tutto si spiega probabilmente con il dato seguente;
  • il 20% degli utenti è studente; la percentuale è più alta se si considerano solo i blog non commerciali (29%);
  • le motivazioni più evidenti che spingono a leggere i blog sono: 35% – perché presentano “notizie fresche, 21% – perché presentano “notizie che non si trovano altrove”, 21% – perché vi si troverebbe “più onestà e meno censura”;
  • un dato che interesserà molto chi fa business online: il 25% degli utenti acquista online per un valore di 200+ euro; il 25% però non acquista affatto (coinciderà con il 25% di senza reddito?); il dato comunque è buono, nel senso che il 75% di fatto acquista online;

Technorati tags: sondaggio, blog, blogosfera, blogo.it.

17 December, 2005

Ioscelgo.it

Posted in blog at 12:19 by Sebastiano

Si avvicina la stagione elettorale, anche se consultando le news sembra sempre di essere in campagna, data l’eccessiva importanza che si da all’opinione dei politici su ogni cosa; comunque, ecco un blog politico, Ioscelgo.it, da consultare nelle pause di lavoro, per non lasciarsi fossilizzare troppo dalla routine lavorativa che la “moderna” organizzazione lavorativa impone.
In realtà Ioscelgo.it non è proprio un blog ma uno spazio di partecipazione e informazione, almeno così si direbbe vedendo com’è strutturata l’home page e anche leggendo ciò che dice uno degli autori del progetto.

Se, come sostiene Davide Corritore (ex SWG, candidato alle primarie dell’Unione per scegliere il candidato sindaco di Milano), Internet è importante per la politica e il “popolo della Rete” sarebbe meno astensionista rispetto alla media nazionale, allora blog come Ioscelgo.it hanno perfettamente senso…

Technorati tags: politica, blog.

15 December, 2005

Il problema degli eventi…

Posted in eventi at 23:36 by Sebastiano

Dopo aver partecipato (come annunciato su questo blog) martedì scorso a E-mail Power, posso parlare un pò delle mie sensazioni; di fondo non posso che dirmi deluso…e spiegherò perché.

Sicuramente gli speech sono stati tutti molto interessanti, ma l’organizzazione non è stata in grado di far rispettare la tabella di marcia (anche per responsabilità di alcuni oratori), per cui la tavola rotonda finale dove Riccardo Raichi di Cepu, Gretel Sello di IULM, e responsabili di IR TOP ed Esperya (dei quali non ricordo il nome…e ho anche la sensazione di dimenticarmi un’azienda presente) discutevano delle loro esperienze, è andata praticamente deserta; a occhio erano presenti in sala 20-25 persone.

L’evento aveva anche degli sponsor (tra i quali l’agenzia dove lavoro) che presentavano le proprie soluzioni per l’e-mail marketing; il problema è che l’evento come organizzato (per location e agenda) si è dimostrato inadeguato a indirizzare “traffico” in direzione dei mini-stand.
Sicuramente, e questa è una nota positiva, il profilo dei partecipanti mi è sembrato medio-alto, ma più interessato alle conferenze (dalle quali raccogliere casi aziendali) che alle soluzioni dei singoli operatori. A saperlo prima, a mio parere, si sarebbe potuto evitare un dispendio di energie optando per una partecipazione diversa, più “informale”.

Cmq, dal mio punto di vista giudico positivo che i potenziali clienti siano più interessati a raccogliere casi aziendali (quindi best practice) piuttosto che concentrarsi sulle piattaforme tecnologiche.
Non voglio arrivare a sostenere che le piattaforme di e-mail marketing, tipo ContactLab, siano commodity, ma ci vado vicino; di sicuro tra una buona strategia di marketing online e una buona piattaforma, è la prima a fare la vera differenza…mentre la seconda è solo uno strumento abilitante della strategia…e di piattaforme valide sul mercato ce ne sono diverse.

E-mail Power è stato il primo evento sull’e-mail marketing organizzato da Wireless; l’organizzazione ha già anticipato, in maniera informale, che l’anno prossimo ci sarà un evento di maggiore portata (non si sa ancora la data precisa, comunque durante la primavera inoltrata), per cui staremo a vedere come andrà la prossima volta.

14 December, 2005

Skills shortage

Posted in media landscape, spunti at 0:22 by Sebastiano

Ai tempi del “Web 0.1 beta”, vale a dire tra il 1996 ed il 2000, si sentiva parlare frequentemente di skill shortage. Ai tempi però era una delle str…… da sbronza dotcom che alludeva alla sottrazione (a suon di dollari) di talenti tra grandi (e sopravvalutate) imprese della new economy e alla presunta mancanza sul mercato di competenze per costruire il nuovo mercato.
Tuttavia lo skills shortage, e più precisamente la mancanza di talenti adeguati a prefigurare un media landscape meno ottuso e più aperto alla diversificazione/miglior contestualizzazione delle attività di comunicazione, sembra essere un fatto reale.
Tutto sommato non vorrei per forza vedere talenti fatti e finiti, basterebbero persone di potenziale, in grado di immaginare ciò che ancora non è stato fatto (mi rendo conto che “parlo vago”).

Quando parlo di immaginare, penso al processo di invenzione dei grandi designer, più che all’attuale approccio al “media management”, fortemente orientato alla contabilità e alla contrattazione.

Penso a un media manager che sia anche un vero esperto della comunicazione e delle possibilità annesse, dei linguaggi e delle tecnologie nei media, in grado di sviluppare nuovi format e adattare i linguaggi. Penso quindi ad un media manager che NON sia un mero esperto di acquisto e vendita di spazi (per quanto bravo, perfetto conoscitore di tutte le dinamiche per fare ottimi e strategici acquisti dalle concessionarie, ecc…ecc…).

Penso che le facoltà di Scienze della Comunicazione e le lauree triennali in genere, celebrate perché darebbero gli strumenti per affrontare il mondo del lavoro (cosa che invece le altre facoltà non farebbero), raggiungono lo scopo parzialmente, insegnando a lavorare nello scenario di oggi (o magari di qualche anno fa, a seconda dell’aggiornamento di chi insegna)…tralasciando di insegnare ad inventare una professione, come avevano fatto coloro che si sono inventati tutte le professioni del ramo pubblicitario (in tempi relativamente recenti) senza alcun percorso formativo specifico.

Il risultato di questa prassi universitaria è che l’evoluzione, in tutti i campi, è fortemente ostacolata (se non bloccata), perché il materiale umano che il mondo formativo crea è qualitativamente insufficiente.

Penso che le università non dovrebbero limitarsi ad offrire gli strumenti per lavorare oggi (questo non è l’interesse dello studente, bensì è l’interesse di chi vuol reclutare manodopera in fretta e magari anche in maniera “economicamente conveniente”), ma dovrebbero offrire cultura di base (che oggi pare brutta, perché non monetizzabile) al fine di creare persone in grado di inventare (non lavoratori in grado di eseguire) in maniera sistematica e non solo grazie ad illuminazioni e lampi di genio (che potrebbero anche non venire).

Technorati tags: mondo del lavoro, università, formazione.

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