6 March, 2006

Migrazione…

Posted in blog, Uncategorized at 22:23 by Sebastiano

Ho provato WordPress come piattaforma per il mio blog, ma ciò che vi ho trovato non mi ha personalmente entusiasmato. Per ora quindi trasferisco il mio blog qui.

3 March, 2006

Balzelli…

Posted in spunti at 13:08 by Sebastiano

La legge italiana, come molti sapranno, prevede un balzello fisso su ogni supporto vergine (CD, DVD, hard disk e quant’altro) il quale viene girato alla SIAE allo scopo di “risarcire” i mancati introiti da diritto d’autore derivanti dalla copia.

Detto così sembra che chiunque acquista un supporto vergine lo fa per copiarci musica o altri contenuti coperti da diritto d’autore. Ovviamente non è così. Su un CD si possono salvare anche backup di propri documenti di lavoro.

Detto così si può concludere che, siccome quando compro un cd vergine ho già pagato i diritti alla SIAE, mi sento a posto se lo utilizzo per copiare materiale pirata. Anche questo ovviamente non è così, ma la tentazione è forte.

…e infine, detto così sembra che se compro un Ipod (l’imposta riguarda anche i lettori mp3) e acquisto musica su Itunes, pago i diritti d’autore due volte. E’ proprio così.

Focalizzati questi punti, occorre ricordare che la normativa prevede un balzello fisso, il che incide notevolmente sui prezzi al consumatore (in molti casi l’imposta pesa più del costo del supporto vergine); secondo quanto riporta da ASMI, Associazione dei produttori di supporti magnetici, la legge italiana sta portando alla crisi economica le aziende del settore, una delle quali ha chiuso, come riporta Visionblog.it.
I dati ASMI sono ovviamente di parte, e non è detto che quel 40% di calo delle vendite non sia dovuto anche alla riconfigurazione del mercato intorno a nuovi supporti di immagazzinamento non prodotti – o prodotti in minima parte – dai loro associati.
Occorre anche ricordare che la SIAE in Italia è, di fatto, un monopolio nel campo del diritto d’autore e che nulla ha a che fare con la difesa della proprietà intellettuale ma solo con il profitto intorno ad essa.

2 March, 2006

SES and money

Posted in news at 15:58 by Sebastiano

Come da giorni si va dicendo, dal 26 al 27 aprile sbarcherà per la prima volta in Italia il SES, Search Engine Strategies, noto evento legato al mondo dell’advertising online e in particolare dei motori di ricerca. L’iniziativa è di notevole interesse per gli operatori del settore, come testimoniano i contatti e gli scambi di vedute raccontati nei report quotidiani dal SES di New York (ad opera di Marco Loguercio – 1 / 2 / 3); l’unica cosa di cui non mi capacito, e con questo vengo al punto, è che per la partecipazione all’iniziativa – il cui valore si materializza nel business networking nonché nell’evangelizzazione (particolarmente necessaria in Italia, come Mauro Lupi e co. credo possano confermare) – si richieda l’esborso di un importante cifra economica; il tutto per partecipare a conferenze dove molti dei personaggi che vi parlano durante il resto dell’anno si offrono spesso e volentieri gratuitamente.

Va bene che dallo scorso IAB Forum il tono è quello delle vacche grasse (quanto meno dicono che siano all’orizzonte, e tutto sommato son d’accordo perché è così, per chi lavora con metodo e senza cercare strade facili), però mi sembra prematuro trattare il mercato italiano allo stesso modo di quello statunitense.
Personalmente, e tocco un altro punto, condividerei di più l’impostazione di eventi interattivi, brulicanti di persone che lavorano quotidianamente sui problemi; non che al SES queste persone mancheranno, solamente il “setting” da conferenza+slide potrebbe di fatto rendere difficile trasferire tutto il valore che essi vorrebbero poter dare.

28 February, 2006

Comunicazione volgare / comunicazione violenta

Posted in spunti at 10:45 by Sebastiano

In questi giorni si presenta l’occasione, in diversi luoghi online ed offline, di discutere dei contenuti della comunicazione. L’occasione è data dalla famigerata pubblicità di Amica Chips, quella con Rocco Siffredi per intenderci.

Per intenderci la diatriba è la solita: da una parte chi pensa che certi messaggi “sessisti” non dovrebbero essere divulgati, anche perché rendono difficoltoso rispondere a domande dei figli che chiedono spiegazione in merito ad allusioni che non capiscono (non ancora…), dall’altro chi pensa che – quasi – tutto sia permesso in pubblicità…perché daltronde la realtà non è molto diversa da quello che si vede negli spot (e anzi può anche essere molto peggio).

Stessa occasione di discutere si era avuta con la “famosa” pubblicità di Toscani per Rare, quella dei due uomini che si palpeggiavano gogliardicamente le parti intime. In questa occasione ha brillato il commento della presidente del Moige (Movimento Italiano Genitori) che invitava a non normalizzare gli atteggiamenti omosessuali.
Personalmente ho trovato questa dichiarazione agghiacciante e ottusa, per un motivo semplice: tutti gli atteggiamenti e tutte le situazioni sono “normali” in partenza (direi, allo stesso livello); la classificazione di questi atteggiamenti e situazioni è frutto di un imprinting culturale successivo (principalmente basato sul pregiudizio e sulla violenza impositiva di un pensiero dominante), che non si può pretendere esclusivo ne imposto da chiccessia. Concetti banali, e doverosi in democrazia.

In questo senso la comunicazione è sempre stata democratica, sdoganando gli atteggiamenti e combattendo le ottusità.

24 February, 2006

Puntata n° 2 del buon lavorare

Posted in spunti at 0:09 by Sebastiano

Povero compagno, da egli pretendiamo senza dare, senza informare, senza dichiarare dove vogliamo andare a parare; talvolta addirittura senza nemmeno chiedere.

Povero partner, egli vorrebbe accontentarci e anticiparci ma le nostre capacità di condivisione sono futilmente scarse: tutti i dati non strettamente indispensabili non vengono divulgati. Spesso è l’agenzia stessa a non voler parlare troppo del suo cliente, perché altrimenti chissà quali segreti socialmente pericolosi potrebbero divenire di dominio pubblico (che l’agenzia X lavora al progetto Y per il cliente Z, terribili rivelazioni insomma…). Chi non segue questa prassi capisce subito che sarà sempre e puntigliosamente ripreso dall’interno dell’agenzia stessa.

Provero fornitore, che vorrebbe fornire un servizio dotato di valore aggiunto ma è frustrato nella sua speranza; non può dispiegare una consulenza di valore perché chi deve agevolarlo (anche a proprio beneficio, nell’ottenimento di un feedback di valore) si rifiuta di farlo spesso e volentieri senza una motivazione intelligente da addurre.

Batta un colpo chi non ha mai trattato in tal maniera con un partner (non per forza lavorativo); si penta e giuri di non rifarlo chi invece l’ha fatto. Avete fatto un pessimo servizio a tutti, ma prima di tutto a voi stessi, e avete contribuito a generare quel metodo di lavoro, tanto diffuso nel mondo pubblicitario, che vede i diversi attori/partner coinvolti in un progetto fornire soluzioni sbagliate a problemi posti superficialmente (per i farlocchi problemi di riservatezza di cui sopra).

C’è caso e caso, ovviamente, ma la maggior parte dei casi vissuti mi dice che non c’è motivo di condividere con fiducia informazioni preziose, anche se vanno oltre quelle strettamente indispensabili, per ottenere un feedback migliore e magari far nascere nel nostro “fornitore” un’idea, uno spunto, che può far la differenza.

Non finirò mai di pensare (e dire) che ogni persona non nasce per fare “il compitino” ma per spostare, anche di poco, un limite in qualche campo. Poi, per svariati motivi – tra i quali i più dannosi sono la ricerca di un superficiale quieto vivere e il rapporto di convenienza tra sforzo/beneficio che spesso va a favore della mediocrità (nel senso che si accetta un beneficio medio-basso, pur di minimizzare lo sforzo) – molti sopprimono questa “pulsione basilare”…ma questo sarebbe un altro discorso, oltretutto piuttosto lungo da affrontare in questa sede.

Vedi la puntata n° 1.

23 February, 2006

Sito non raggiungibile

Posted in news at 23:29 by Sebastiano

Sono pure in anticipo…
Provare per credere.

Se non hai capito cosa significa, clicca qui.

Mi chiedo solo quanta tassazione (in percentuale) lo stato esigerà per sbloccare la situazione. Più o meno del 58,5% di tassazione sui tabacchi lavorati?

21 February, 2006

Lavorare…e farlo bene

Posted in spunti at 12:05 by Sebastiano

Ritorno su un punto a me caro…la qualità dell’ambiente di lavoro, dove per qualità intendo la possibilità di sviluppare potenziale innovativo.
A volte ho l’impressione che la “strutturazione” di un luogo di lavoro porta con sé anche una burocratizzazione dei rapporti (che parolaccia…lo so); sarà che l’agenzia dove lavoro ha inserito, negli ultimi sei mesi, diverse nuove risorse (anche in posti chiave, come la direzione commerciale), ma ho notato che la prima cosa che salta in mente ai più, quando un collega (magari un amato/odiato commerciale) arriva chiedendo qualche spunto per un progetto, è quello di pararsi le terga da un lavoro che si ritiene “scomodo” o che non si approva perché si è sempre fatto in un modo e non si vuole valutare qualcosa di diverso.

Non pretendo l’approvazione a priori, ma che quel “qualcosa di diverso” sia – ogni tanto – preso in considerazione senza pregiudiziali; onestamente, e lo dico sul serio, il tempo per ragionare e considerare le cose da un altro punto di vista non ci manca…e se ci dovesse mancare allora significa che stiamo perdendo l’opportunità, importante, di pensare anche a noi stessi.

La strutturazione di un luogo di lavoro – che magari fino al giorno prima è stato de-strutturato – si dimostra un’arma a doppio taglio se qualcuno pretende che la sua idea pesi più di quella degli altri…rifiutando perciò di capire gli altri. L’azienda così si struttura intorno alla conservazione anziché all’innovazione.

16 February, 2006

Uno scenario…”fascinante”

Posted in media landscape at 0:01 by Sebastiano

In questi giorni mi sto occupando di dare una bella revisione al cosiddetto “media landscape”, documento (spesso di importanti dimensioni) che raccoglie tutte le informazioni possibili e immaginibili relative allo scenario dei mezzi di comunicazione nel proprio paese (nel mio caso ovviamente relativo alla comunicazione online). Quest’attività mi sta permettendo di dare una compiutezza logica ad alcune sensazioni che percepivo sommessamente da qualche tempo:

  • checché se ne dica, alcuni indicatori sono piuttosto stagnanti; ad esempio il numero di navigatori rilevati da Nielsen Netratings oscilla di circa sei mesi intorno alla cifra di 17 milioni – quasi come se avesse raggiunto una saturazione che ovviamente non c’è – ed il tempo medio di navigazione è di meno di 30 minuti al giorno
  • il numero di connessioni a banda larga (7 milioni, come rilevato da Doxa e Digital Magics nella ricerca BroadBandPeople presentata pochi giorni fa) sembra scontrarsi con il limite fisiologico dovuto alla scarsa copertura territoriale fornita dall’incumbent. Sono pronto a scommettere che questo fatto influenza in maniera limitativa il tempo medio di navigazione. Il primo pregio dell’ADSL è il fatto di introdurre l’abitudine all’always on (anche se in Italia sono riusciti a fare ADSL a tempo…no comment);
  • prosegue la polarizzazione del web intorno all’universo maschile; anche se le donne online sono cresciute fino al 40%, la Rete italiana continua ad essere concettualmente maschile, tant’è che le donne online sono comunque meno attive della loro controparte (29,8% naviga tutti i giorni, contro il 39,8% degli uomini) e anche la qualità delle attività che svolgono una volta connesse dimostra un’atteggiamento che si può interpretare come disaffezione al mezzo: tutti gli indicatori sottolineano che le donne sono meno attive quando si tratta di ricerca informazioni, acquistare beni o servizi, utilizzare servizi online come quelli di banking;

Questi sono segnali che non esisto a definire indici di lieve depressione del mezzo Internet; è come se ci fosse qualcosa a livello normativo e anche a livello economico/imprenditoriale che fa da tappo all’emergere di un fenomeno pronto a presentarsi nella società. Peccato, perché i segnali delle potenzialità di questo fenomeno ci sono tutti: da una ricerca di Gfk Eurisko sembra infatti emergere un certo effetto sostituzione di Internet rispetto ad altri media (in particolare la stampa come fonte informativa e di orientamento agli acquisti) e anche un effetto di contrapposizione del mezzo TV rispetto ad Internet (non sono mezzi facilmente utilizzabili in maniera congiunta, a differenza ad esempio del binomio internet+radio) nel quale è il primo a soccombere, seppure lievemente. Il tempo di fruizione della TV è in calo per quegli utenti che hanno iniziato ad utilizzare internet.
Più di questo però ci sono alcuni fatti “sociali”:

  • l’attribuzione di un ruolo di centralità di internet nella vita di chi è già utente di questo “mezzo” l’ha già adottato; è un dato abbastanza lampante che fa riflettere sulla intrinseca potenza, rilevata da tutti coloro che hanno superato le resistenze iniziali, della Rete;
  • la “dispositività” di uno strumento che permette, oltre alla raccolta di informazioni, di disporre interazioni, risposte a stimoli e, sebbene in un ambiente virtuale, intraprendere azioni con effetti reali;
  • la rappresentazione della Rete come mezzo di comunicazione sta diventando decisamente “stretta”: non si tratta più di un canale tramite il quale acquisire informazioni ma di una serie di dispositivi reali attraverso i quali agire, vivere esperienze, costruire realtà sociale;
  • il modello sociologico tipicamente attribuito ai mass media, ovvero la teoria delle aspettative sociali (secondo la quale, per semplificare, i mass media rappresentato modelli culturali che diventano dispensatori di indicazioni sul comportamento da tenere nel proprio gruppo e informatori su come i membri del gruppo si comportano nella realtà), si tramuta in qualcosa per cui il mass media (quale Internet è in un certro senso) non è solo dispensatore di seduzioni esterne (quali i modelli ed il senso di appartenenza legato alla loro emulazione) ma strumento per la produzione di fascinazioni (consapevolezza della capacità di autodeterminazione, senso di efficacia) in grado di contaminare la realtà “oltre lo schermo”;

Alcune fonti di dati:

13 February, 2006

Inibizione all’accesso…

Posted in news at 18:08 by Sebastiano

…alla fine sembra che la attueranno, verso i siti di scommesse online che non hanno un’autorizzazione esplicita ad operare sul territorio italiano. Nell’elenco(pdf) dei siti che da mezzanotte del 24 febbraio saranno “inibiti” compaiono, accanto a siti del tipo “casinò online” tranquillamente assimilabili – in quanto a trasparenza – a quelli che propinano dialer di soppiatto, siti web di operatori che operano in totale trasparenza con sede legale in paesi che NON sono Malta o le Falklands (ad es. vi sono molti siti basati in UK); perché fare tutta questa confusione tra operatori molto diversi in quanto a policy non è chiaro, forse non è chiaro nemmeno a chi ha redatto la lista di siti da oscurare (pardon, da inibire). Direi che tutto sommato non mi sento tutelato da chi, con la scusa di tutelarmi, limita le possibilità di scelta.

11 February, 2006

C’è una nicchia la fuori?

Posted in spunti at 18:52 by Sebastiano

Nicchia, luogo dove stare protetti e comodi, posto tranquillo e indisturbato…nicchiare, proteggersi, innalzare barriere all’ingresso…

C’è tutta una terminologia “markettara” che, a fianco del gergo militaresco (aggirare, accerchiamento, terreno di scontro), non fa altro che parlare di ricerca di vie di fuga. E’ il vecchio concetto della nicchia di mercato: se un tempo la sua ricerca significava la ricerca di una specializzazione in grado di fornire all’azienda un vantaggio competitivo, oggi sembra sia la ricerca di un luogo dove si debba fare il minimo indispensabile per sopravvivere tranquilli (vivere di rendita, anche senza strafare).

Non avevo mai pensato che la strategia di marketing dei timorosi (quelli che non fanno mai un passo in avanti e non inventano mai nulla) fosse iscritta nel lessico del marketing, o almeno in una sua interpretazione.

Cosa ne consegue? Che una buona regola per far uscire allo scoperto le energie inaspettate (nel lavoro e non solo) è l’abolizione del gergo isolazionista e timoroso.

E’ una tendenza attuale, d’accordo, quella della ricerca del rifugio, l’isola felice, uno spazio dove collocarsi in attesa che la situazione internazionale si sistemi (sotto tutti i profili, quello economico, quello sociale, quello politico); è una tendenza, è una tentazione.
Rifugiarsi in uno spazio isolato o stare al proprio posto è anche una cattiva abitudine, insegnata fin dai primi giorni di scuola: stai al posto tuo è starai tranquillo.
Si insegna ad essere nella media, a seguire uno standard organizzativo esogeno, a non uscire con idee balzane che disturbano; il bello è che poi si pretendono imprese fiorenti, mercato dinamico e quant’altro…impossibile.

Non voglio però negare l’importanza di ogni esperienza formativa: è vero che c’è un tempo per imparare, avere metodo e rigore; c’è un tempo per lasciarsi travolgere ed assorbire – più che rifiutare o fronteggiare – i cambiamenti esterni. La metafora potrebbe essere quella del “tutt’uno”; se sei tutt’uno con lo scenario che evolve, non hai bisogno di difenderti dal cambiamento; sarebbe come volersi difendere da se stessi.

Mi rendo conto di avere, in questo post, mescolato i piani: pubblico e privato, impresa e persona, economia e società. Sono partito dal molecolare, il gergo tecnico degli uomini di marketing, per aprirmi ad un’impostazione generale.
Il significato generale è che non c’è più nicchia o protezione in grado di reggere a lungo: lo scenario è quello di un deserto in continuo cambiamento per l’effetto dei venti.

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